Kobe Bryant, la guardia di Philadelphia cresciuta in Italia

Kobe Bryant, la guardia di Philadelphia cresciuta in Italia. Il nostro omaggio all’ex stella dei Lakers


Superare i propri limiti e raggiungere l’immortalità sportiva.

Jerry West e Kobe Bryant

Un atleta che si rispetti non punta solamente alla vitorria ma mira, per lo più, a incidere talmente tanto nella disciplina da rimanere nella storia.

Per questo nuovo appuntamento di I love this game, rubrica dedicata alle biografie NBA, vogliamo omaggiare uno dei più grandi interpreti degli anni duemila: Kobe Bryant.

Figlio di Joe Bryant, ricordato anche in Italia, Kobe muove i primi passi sul parquet proprio nel bel paese fra il 1984 e il 1991.

Nel 1996 decide di fare il grande salto nel basket che conta ma il draft lo confina alla posizione 13° posizione e ad un futuro a Charlotte con gli Hornets.

L’occhio esperto Jerry West, ex leggenda e allora GM dei Lakers, vede qualcosa di particolare in quel ragazzo.

Dopo averlo ammirato per diverso tempo, quindi, decide di a mettere a segno un colpo da maestro.

Il centro Vlade Divac, ventottenne di esperienza nella lega, viene scambiato per la giovane guardia cresciuta cestisticamente in Italia.

La trade cambia totalmente il destino tanto della squadra quanto del giocatore.

Infatti, dopo gli anni da rookie e sophomore (dove si fa notare per le sue giocate e per le schiacciate nell‘all-star game), comincia l’ascesa del giocatore sotto l’ala protettiva di coach Zen Phil Jackson e in coppia con Shaquille O’Neal.

Kobe Bryant

Kobe Bryant e Shaquille O’Neal in maglia Lakers

Arriva il three-peat e Kobe diventa sempre più uomo franchigia della città degli angeli.
Affronta una parentesi avara di vittorie – in roster non sempre all’altezza della situazione – e riprende in mano la squadra in concomitanza con il ritorno di Jackson.

I lacustri tornano subito quelli di un tempo.

Ed ecco arrivare, inevitabilmente, nuove finals.

Vince i titoli (2008 e 2009) in coppia con un altro lungo d’eccezione, Pau Gasol, e iniziano a sprecarsi i paragoni con Jordan  in attesa di un sesto anello (che non arriverà mai).

Nel 2018, successivamente il ritiro ufficiale, decide di mettersi nuovamente in gioco in un campo differente.

In collaborazione con Glen Keane, realizza uno dei più romantici racconti animati sul basket.

Dear Basketball, infatti, rappresenta un vero e proprio ringraziamento della guardia allo sport che lo ha reso celebre.

Vince l’Oscar 2018 come miglior cortometraggio d’animazione.

Quasi a dimostrare che i campioni sono tali anche oltre il campo.

Alessandro Falanga

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